Mentoplastica – Correzione del mento
Mento piccolo o mento grande?
La modifica della forma del mento può essere in aumento o in diminuzione sempre nell’ambito della PROFILOPLASTICA.
Dal punto di vista estetico il mento incide soprattutto nel profilo del viso.
Un profilo ideale rispetta il cosiddetto piano armonico che, dalla punta del naso alla punta del mento, individua una distanza dal labbro inferiore compresa tra zero e due millimetri nel soggetto femminile e tra due e quattro millimetri nel soggetto maschile.
La mentoplastica di aumento o all’opposto la mentoplastica riduttiva trovano indicazione quando il piano armonico assume valori positivi o negativi rispetto allo standard, ma soprattutto quando l’inestetismo del profilo nel suo complesso diventa troppo evidente.
La mentoplastica si combina spesso con una rinoplastica in quanto come si è potuto desumere dal piano armonico l’estetica del profilo dipende sia dal mento che dal naso.
Il mento può essere anche eccessivamente quadrato oltreché prominente e la mentoplastica può essere indicata semplicemente per renderlo più dolce.
Indicazione all’intervento
L’indicazione ad una mentoplastica riduttiva si pone quando il mento è “fuori” dai canoni estetici che lo vedrebbero “dentro” un certo piano (il cosiddetto piano armonico). Si parla in tal caso di progenismo, mentre il prognatismo, erroneamente confuso col progenismo, descrive invece anche una malocclusione dentale (terza classe scheletrica). In tal caso, non sarà indicata una mentoplastica riduttiva, ma una retropulsione mandibolare previa un trattamento ortognatodontico che miri a predisporre le arcate dentali correttamente in occlusione, in previsione del nuovo allineamento dei mascellari. Una terza classe scheletrica può anche essere determinata dalla combinazione di un prognatismo e di una retrusione mascellare. Questa condizione comporta l’indicazione ad un intervento combinato: bi-mascellare.
L’indicazione ad una mentoplastica di aumento, all’opposto, trova indicazione quando il mento è in posizione retrusa rispetto al piano armonico. Anche in tal caso bisogna sempre valutare l’aspetto occlusivo: se la retrusione del mento deriva da una retrusione della mandibola o da un overjet del mascellare superiore (le due condizioni possono essere associate), l’indicazione non è per una mento plastica, bensì per un avanzamento della mandibola magari in associazione con una retropulsione del mascellare superiore. Anche in tal caso si parla di intervento bi-mascellare.
L’indicazione quindi ad una delle varietà di mentoplastica, riduttiva o di aumento, si pone quando la posizione del mento non ha relazione con la posizione delle arcate dentarie, oppure quando, a prescindere da tale relazione, si vuole agire solo sull’estetica ignorando i rapporti occlusali delle arcate dentarie.
Opzioni chirurgiche
Mentoplastica riduttiva
Quando un mento risulta esteticamente troppo sporgente e per motivi di semplicità, qualora ci sia anche una mal posizione dei mascellari, si sia deciso di intervenire solo a tale livello, la mentoplastica indicata è una mentoplastica riduttiva e consiste nella retropulsione del mento dopo averne asportato un segmento di adeguate proporzioni.
L’intervento non prevede cicatrici esterne in quanto l’accesso chirurgico della mentoplastica avviene dall’interno della bocca e precisamente dal fornice gengivale.
Il segmento di mento retro posizionato viene fissato con una vite chirurgica e dopo la sutura dell’accesso chirurgico, l’intervento di mentoplastica riduttiva è concluso. A volte, basta effettuare solo una fresatura della porzione di osso in eccesso.
Mentoplastica additiva (di aumento)
Quando un mento risulta eccessivamente sfuggente e si sia deciso di intervenire solo a tale livello o perché solo a tale livello si configura il problema oppure per motivi di semplicità comportamentale (quando al mento sfuggente si associa anche un alterato rapporto occlusale per mal posizione dei mascellari ma non s’intende agire sui mascellari), l’intervento indicato è di mentoplastica di aumento.
La mento plastica di aumento si può ottenere o con un avanzamento del mento e con la sua fissazione in posizione aumentata tramite una vite chirurgica o ancora con l’inserimento di una protesina.
La mentoplastica di aumento ha a disposizione una vasta gamma di protesi che si differenziano sia per dimensioni che per materiali. Le più interessanti e moderne sono le protesi di sostituti di osso che sono molto biocompatibili. Anche le protesi di silicone sono molto utilizzate specie per la loro semplicità di inserimento anche se, a lungo andare, tendono ad usurare l’osso su cui sono appoggiate.
L’inserimento della protesi nella mentoplastica di aumento può avvenire o attraverso il fornice gengivale oppure attraverso un taglietto sotto il mento.
In alternativa alla protesi è possibile aumentare la proiezione del mento con autotrapianto adiposo.
Una mentoplastica di aumento può anche essere eseguita con l’inserimento di strutture osteocartilaginee di “recupero” da un intervento di rinoplastica eseguito contestualmente.
Il gibbo di un naso può essere utilizzato come protesi autologa per una mentoplastica di aumento modesta.
Intervento
L’intervento di mentoplastica viene eseguito in anestesia locale e prevede il ricovero diurno se si tratta di impianto di protesi (mento plastica di aumento) o di autotrapianto adiposo.
Nel caso di una mentoplastica riduttiva o di avanzamento, l’anestesia generale sarà preferibile. Nei casi in cui la mentoplastica sia associata a rinoplastica è preferita l’anestesia generale. La degenza sarà di almeno una notte.
Anestesia
Locale o generale specialmente se associata ad altri interventi di profiloplastica ( rinoplastica, zigomoplastica).
Ricovero
Da uno a 3 giorni.
Decorso
Per i primi 7 giorni la dieta è semiliquida e fredda per 2-3gg, la terapia antibiotica è necessaria per 5-7 gg. I punti di sutura sono riassorbibili.
Guarigione
Gonfiore ed ecchimosi si risolvono in 7-15 gg. L’attività lavorativa può essere ripresa dopo una settimana. Le protesi non necessitano di sostituzione.